
L’A.C. CREMA NON VEDENTI AFFINA IL SENSO DEL GOL ED ATTENDE IL LIGURIA CALCIO
Dopo una serie di trasferte vittoriose, l’A.C. Crema 1908 non vedenti attende la sfida in casa con l’Asd Liguria Calcio Non Vedenti, domenica 16 dicembre alle ore 15 al Centro Giovanile San Luigi. Francesco e Domenico Cavallotto: «Il campo è la nostra migliore palestra di vita»
Crema, 12 dicembre 2018 - Nella vita, un padre su cui poter sempre contare. In campo, la voce che lo guida verso la porta e gli consente di fare gol. Domenico Cavallotto, per il figlio Francesco, attaccante dell’A.C. Crema 1908 non vedenti, non smette mai, neanche per un secondo, di essere un riferimento. Vive al buio, Francesco, ma esplora il mondo, lasciandosi trasportare dalla sicurezza che la voce di un padre è sempre in grado di trasmettere, sapendo, però, anche di poter conquistare, a piccoli passi, briciole di autonomia. Nella vita, ma prima ancora in campo. Perché è lì che può correre liberamente senza la paura di cadere ed il timore di fallire. È lì, con il pallone tra i piedi e l’orecchio teso verso la guida di sempre, che si allena per vincere il Campionato. Ma soprattutto per diventare grande ed impiegare la stessa grinta che lo rende protagonista davanti alla porta per mordere la vita.
È giovane, Francesco, e vuole crescere piano piano. Una partita alla volta. Per questo, dopo la serie ininterrotta di vittorie contro la Roma, il Firenze ed il Lecce, guarda con determinazione, insieme ai suoi compagni, alla prossima partita di Campionato, contro l’A.s.d. Liguria Calcio Non Vedenti, che si disputerà domenica 16 dicembre alle ore 15 al Centro Giovanile San Luigi a Crema: «Sono complessivamente soddisfatto dei risultati conseguiti fino ad ora, ma apprezzo soprattutto l’approccio che, come squadra, abbiamo messo in campo dal primo minuto della prima partita». Nonostante gli infortuni rimediati dallo stesso Cavallotto, prima, e dal capitano Luigi “Cino” Bottarelli, poi, i risultati confermano che anche i meno esperti sanno il fatto loro: «Stanno facendo enormi progressi, hanno saputo dare un grosso aiuto alla squadra nei momenti di difficoltà». E lo faranno anche nella prossima partita, durante la quale sarà assente il capitano “Cino” Bottarelli, ancora infortunato: «Il Capitano ci mancherà. Dovremo rivedere parzialmente gli schemi di gioco, ma sono certo che, rimanendo uniti, riusciremo a fronteggiare le difficoltà, ben sapendo quanto, comunque, la Liguria sia una squadra forte, che può contare su alcuni giocatori membri della Nazionale Italiana». Anche Domenico, il papà di Francesco, è positivo: «I ragazzi sono preparati. I meno esperti, in particolare, hanno fatto un duro lavoro per migliorare la coordinazione tra di loro e riuscire a localizzarsi in campo, senza l’aiuto del Capitano».
Ma, oltre le reti da segnare e le coppe da alzare, a Domenico Cavallotto, guidaretroporta della formazione nerobianca, restano gli insegnamenti appresi sul campo, accanto a suo figlio e a tutti gli altri componenti della squadra: «In questi anni ho capito che lo sport è una palestra di vita, nella quale si assapora il gusto del fallimento e si impara a concepire le sconfitte non come tragedie, ma come situazioni in cui non ci si è prodigati a sufficienza per superare le difficoltà».
Tra un allenamento e l’altro, con fatica e dedizione, Domenico ha guidato Francesco e l’intera squadra alla scoperta delle abilità tecniche, necessarie per essere bravi sportivi, e della tenacia, per essere in futuro uomini migliori: «Fare sport non significa fare spettacolo, ma allenarsi con fatica, sperimentare i propri limiti, accettarli ed allenarsi fino a superarli. Lo sport insegna a non arrendersi mai e a trovare la felicità, anche attraverso le avversità». A tutti, soprattutto a chi vive al buio o in un corpo menomato: «Le persone con disabilità, qualunque sia il loro deficit, hanno bisogno di capire che ce la possono fare comunque, a prescindere dagli ostacoli che la vita ha posto sul loro cammino».
Non si tratta di sensazionalismo o di non accettazione del limite, ma di semplice volontà di vivere la vita, approfittando anche dei benefici che la pratica dell’attività sportiva porta con sé: «La pratica del calcio a 5 non vedenti – spiega Cavallotto – consente agli atleti di sviluppare maggiormente l’udito ed il tatto e di incrementare la loro capacità di elaborare informazioni complesse. Al buio, in uno spazio così ampio, devono affidarsi solo alla voce delle guide e al contatto con i compagni. Ma non è solo questo. Lo sport li rende sicuri e consente loro di approcciarsi alla vita di tutti i giorni con fierezza, impedendo l’ingobbimento e l’atteggiamento cifotico, che, nel lungo termine, colpiscono, di norma, le persone cieche».
Hanno il buio tra i piedi, ma poco importa. Questi calciatori, tra i piedi, sentono solo il pallone. E, a loro basta questo per fare gol, non rendendosi conto che, forse, la loro vittoria più grande l’hanno già riscossa. Fuori dal campo.